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Il mondo del digitale e di internet sta cambiando letteralmente il modo di vivere di ognuno di noi. Soprattutto il modo in cui condividiamo contenuti e informazioni, che ormai viaggiano alla velocità della luce.

I social hanno reso la diffusione di informazioni molto più veloce rispetto a decenni fa. Chi è stato abbastanza furbo da sfruttare quest’ondata, è riuscito a sviluppare idee tanto semplici quanto ingegnose ormai visibili all’occhio di tutti, dando il via a quella che ormai viene chiamata sharing economy (cioè economia della condivisione).
Ma che cos’è esattamente questa sharing economy? Vediamo di fare un po’ più di chiarezza in merito, e capire come mai ha avuto e sta ancora avendo tanto successo.

Che cos’è la sharing economy

Tutti quanti ormai conoscono BlaBlaCar, AirB&B, Uber ecc, delle piattaforme di condivisione che mettono a disposizione dei servizi alla portata di tutti, senza particolari licenze o altro.
Difatti chiunque può mettere a disposizione la propria automobile come servizio taxi, o affittare una stanza della propria abitazione a turisti in visita nella propria città, o mettersi a disposizione di viaggiatori che necessitano di un passaggio in macchina condividendo le spese.

In un mondo dove “social” è diventata la parola più usata da sempre, condividere è ormai diventata una necessità oltre che un modo di vivere. In questa nuova realtà professionisti, consumatori e semplici cittadini mettono a disposizione le loro competenze, risorse e tempo al servizio della comunità, creando rapporti virtuosi grazie all’utilizzo della tecnologia.
Si crea in questo modo un modello economico circolare, favorita da una ridistribuzione del denaro più equa, e dove sono messi in evidenza la socializzazione e la salvaguardia dell’ambiente.

Esempi di sharing economy

Abbiamo citato poco fa alcune tra queste piattaforme che negli ultimi anni hanno contribuito a far crescere la sharing economy. Stiamo parlando di BlaBlaCar e AirB&B.
Il primo di origine italiana, è una sorta di social network per la condivisione dei passaggi in auto, dove gli utenti muniti di auto si prestano per aiutare altri utenti in cerca di una via semplice e poco costosa per viaggiare.
Il secondo invece è una community dove chi ha disponibilità di camere all’interno della propria abitazione, può metterle a disposizione dei turisti che vogliono visitare la città, e che cercano un alloggio economico.
Queste solo per citarne alcune.

L’impatto della sharing economy sull’Italia e in Europa

Il giro d’affari della sharing economy è notevolmente aumentato negli ultimi anni. Secondo studi recenti potrebbe arrivare a toccare cifre che si aggirano intorno ai 570 miliardi di euro entro il 2025.
Ma ad oggi i paesi attivi nello sharing economy attualmente in Europa non sono molti.

Solo nel Nord Europa troviamo Gran Bretagna e Germania, che hanno all’attivo più di 50 imprese. Seguono poi Spagna e Olanda, il cui numero si aggira tra le 15 e le 20 imprese. Con meno di 25 imprese ci sono Italia e Polonia, che si stanno avvicinando a questo settore con molta calma.
Si prevede inoltre che lo sviluppo delle piattaforme di sharing economy interesseranno solamente alcuni settori, tra i quali: trasporti, alloggi, finanza collaborativa, e diversi servizi domestici e professionali.

Sharing economy e Unione Europea

La crescita costante dell’economia della condivisione ha generato però alcuni quesiti sulla sua regolamentazione. A tal proposito la Commissione Europea ha deciso di intervenire redigendo alcune linee guida, pubblicate sotto il titolo di “Un’agenda europea per l’economia collaborativa”.
Tali linee guida rappresentano per ora solamente una bozza, sufficiente al momento per potersi orientare in questa nuova materia.
La stessa Commissione europea, dopo attente analisi condotte dal PWC Consulting, ha rilevato che le piattaforme coinvolte nella sharing economy, hanno generato un flusso di ricavi pari a 3,6 miliardi di euro.
Tra le altre cose, sembra proprio che l’Italia sia tra i primi tre paesi dove il livello di conoscenza e fruizione di servizi di sharing economy è più alto, specialmente nel nord del paese.

Conclusioni

Visti la diffusione sempre più rapida dei servizi di condivisione, il giro d’affari in questo settore è destinato ad una crescita vertiginosa.
Molti sono infatti i servizi a disposizione dei cittadini. Possiamo citare Scambiocasa, dove è possibile scambiare la propria abitazione con quella di un altro utente. I servizi di trasporto come BikeMI, che permettono di prendere in prestito biciclette sparse in punti precisi della città. Pensiamo anche a Car2Go, pensata per chi necessita di un automobile per potersi spostare meglio in città in determinate ore del giorno. C’è Glovo, un’app che permette di usufruire di un servizio di consegna a domicilio veloce ed efficace, grazie ai tanti glovers (nome dato dall’azienda ai fattorini) sparsi per la città.
Molte altre piattaforme simili sono presenti nei diversi paesi che sfruttano questa nuova tecnologia, e molte altre ne dovranno venire.

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