
Quante volte vi è passata per la testa l’idea di essere costantemente osservati, in un mondo in cui l’evoluzione tecnologica e la diffusione dei social vanno di pari passo? Basti pensare allo scandalo che ha coinvolto il creatore di Facebook, Mark Zuckerberg, nel momento in cui il Congresso Americano ha aperto un’inchiesta in merito alla distribuzione a terze parti dei dati dei quasi due miliardi di profili presenti sulla sua piattaforma: pagine e pagine delle più importanti testate giornalistiche, sia fisiche che online, hanno trattato l’argomento, esponendo la propria opinione in merito a questa situazione.
Risulta dunque legittimo porsi la seguente domanda: in cosa consiste la privacy nell’era digitale, ma soprattutto, esiste? La risposta non può essere definitiva, in questo caso: viviamo in un’epoca in cui siamo tutti costantemente connessi fra noi, e dove anche un semplice commento può portare ad un banner pubblicitario user oriented, ossia orientato all’utente. Naturalmente, bisogna considerare entrambi gli aspetti della questione: il mondo internettiano, grazie all’introduzione delle ultime tecnologie, come ad esempio gli assistenti vocali che modellano le proprie risposte e ricerche in base alle interazioni precedenti del soggetto, offre una lunghissima serie di possibilità, ma il concetto di privacy che esisteva un tempo ora potrebbe sembrare una barzelletta, o peggio, un’inutile costrizione, se raccontata ad un millennial. Per questo motivo, è opportuno analizzare alcune delle sfaccettature più interessanti che rivolvono attorno all’idea della vita privata, piuttosto che dare una vera e propria risposta, secca e priva di qualunque argomentazione.
Il cambiamento del concetto di privacy, fra passato e presente
Innanzitutto, partiamo da un assunto fondamentale: quasi nessuno legge i termini e le condizioni d’uso di una piattaforma o di un qualsiasi software, prima di iscriversi alla stessa o scaricare un programma. Mentre in precedenza, durante il download di un’applicazione, veniva specificata chiaramente la voce secondo cui i propri dati potevano essere distribuiti a parti terze, per scopi legati al marketing ed all’agevolazione delle ricerche più frequenti da parte dell’utente, ora questo dettaglio fa parte del modulo con cui si accetta di usufruire delle features di un servizio. Nel momento in cui, però, ci si è resi conto che i propri dati personali costituivano un flusso indirizzato verso numerosissime fonti con scopi di lucro, in molti si sono posti il problema relativo alla privacy delle proprie informazioni sensibili, che dovrebbero essere sempre costantemente tutelate. Qui però si pone un problema, che costituisce il primo vero scoglio su cui riflettere: il gioco vale la candela? Vale davvero la pena di avere una serie di ricerche agevolate, offerte specifiche su misura sulle nostre esigenze e la possibilità di essere costantemente connessi fra noi in cambio del nostro nome, cognome, numero di telefono, etc.? La risposta a questa domanda è pressappoco scontata e priva di importanza: nessuno può più sottrarsi a questo specifico trattamento in merito alla privacy, nell’ultima era tecnologica, quella della digitalizzazione globale: per quanto noi possiamo anche opporci a questa situazione, da soli è impossibile riuscire nell’impresa di restaurare il precedente concetto di vita privata, a meno che non si intenda vivere come degli eremiti, ed isolarsi completamente dai social media e da tutto ciò che unisce persone che vivono anche in due luoghi del mondo opposti. Oggi, infatti, non è un caso che si viva il concetto di privacy agli antipodi rispetto al passato: pensate a tutte le social star che non perdono occasione di fare una storia su Instagram o Facebook, per raccontare ogni singolo istante della propria vita senza filtri, o quasi; nel mondo moderno, mettere in mostra tutto ciò di interessante che succede nel corso della propria giornata è considerato del tutto normale, motivo per cui coloro che sono molto riservati, in questo social world, vengono visti con uno sguardo di stupore.
Facebook, Google, Instagram ed i loro fratelli: che cosa hanno in comune?
Per descrivere il grande impatto che le nuove tecnologie stanno avendo sul concetto di privacy nell’era digitale basta fare tre semplici esempi: Alexa di Amazon, Home di Google e Siri di Apple. Gli assistenti vocali hanno avuto un impatto a dir poco totale sul modo di effettuare le proprie ricerche e seguire una routine personale, da tutti i punti di vista: l’unione della domotica alla comodità consente a questi interessanti strumenti di conoscere ogni nostra singola abitudine, dalla temperatura media all’oggetto di cui abbiamo parlato ad un nostro amico, passando per il volume della televisione e le ordinazioni più frequenti effettuate presso Just Eat ed affini. Questi sistemi rappresentano l’evoluzione di ciò che è iniziato con Facebook, sono in grado di acquisire ogni singola informazione, perfino scoprire il luogo, la posizione ed un minimo dettaglio di una foto, tramite dei software dedicati, per poi venderli a terze parti, in quello scambio che è stato definito poc’anzi, in cui la propria privacy viene limitata in cambio di una serie di ottimi vantaggi che rendono la vita decisamente più comoda, sotto moltissimi punti di vista. Numerose sono state le accuse mosse non solo a Facebook, ma anche a Google, specie se si considera che una semplice ricerca sul motore di ricerca più famoso ed efficace di sempre genera una serie di banner e advertisement con un’offerta speciale esattamente correlata a ciò che abbiamo digitato tempo prima, quasi fosse una coincidenza del tutto casuale, ma che in realtà tanto casuale non è, come si può facilmente comprendere.
Inizialmente, questo è stato considerato un grande problema, specialmente all’alba del fenomeno della digitalizzazione globale, ma in un secondo momento questa iniziale diffidenza si è tramutata in un vero e proprio incendio sociale, in cui la condivisione della propria vita è diventata un must, tramite foto, post, frasi ad effetto ed hashtag ben piazzati in coda ad una qualunque di queste circostanze. Grazie a questa possibilità, è stato possibile per aziende e realtà online di ogni tipo, sia grandi che piccole, ricavarsi uno spazio nel proprio mercato, grazie alla visibilità garantita dai social ed alle possibilità che sono nate con il sistema pubblicitario che offre un colosso del web moderno come Google, che in cambio di somme irrisorie, offre visibilità a tutti coloro che intendono scalare l’algoritmo Page Rank, mettendo in evidenza una serie di concetti fondamentali come la viralità, il social media marketing e l’ottimizzazione SEO, di modo che tutto ciò che caratterizza il mondo internettiano possa essere una risorsa, anziché un ostacolo. Anche se la propria vita privata è decisamente meno protetta rispetto al passato, anche per una nostra volontà, questa potrebbe essere un’opportunità da non sottovalutare, dopotutto. E voi cosa ne pensate?
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